Ogni giorno le persone che provano a prenotare una visita
o un esame in Lombardia sono sottoposte ad un ricatto:
o paghi o aspetti. O metti mano al
portafoglio per una prestazione privata o, troppo spesso,
non la ricevi entro un tempo compatibile con il tuo
bisogno di salute.
Chi continua a descrivere il nostro sistema sanitario
come eccellente, lo fa prendendo una parte per il tutto:
abbiamo ancora alcuni dei migliori ospedali d’Italia,
dove si effettuano alcuni degli interventi più
all’avanguardia nel mondo. Ma un sistema è fatto di
tante cose: dei medici e infermieri che mancano sul
territorio, dei servizi di prevenzione che sono stati
smantellati, delle liste d’attesa infinite, del costo
troppo alto di farmaci e terapie. La sanità lombarda non
è più un’eccellenza. Gli indicatori di qualità ed
efficacia ci vedono dietro a Veneto ed Emilia-Romagna, a
volte anche a Toscana e Piemonte.
Lega e centrodestra hanno costruito un sistema
sanitario che spinge le strutture sanitarie a erogare
le prestazioni che rendono più soldi, tagliando quelle meno remunerative. Che però servono
ugualmente, a volte di più. Per questo è indispensabile
un governo forte - da realizzarsi attraverso
una nuova Agenzia regionale o un’ATS unica
- che abbia il potere di definire, territorio per
territorio, quali sono i bisogni sanitari e
socio-sanitari delle persone, obbligando le strutture
pubbliche e private a soddisfarli, garantendo il
rispetto dei tempi nell’erogazione anche di quelle
prestazioni che sono meno redditizie, e aumentando i
controlli sull’appropriatezza. Senza questo governo, il
sistema deraglia in una logica di puro business. E non
può funzionare così. La sanità deve ruotare attorno ai
bisogni delle persone, non alle necessità organizzative
o di profitto.
Ribadiamo la centralità delle cure
territoriali: tutto ciò che sta più vicino alle persone – medici di
base in forma associata, infermieri di famiglia, case
della comunità, assistenza domiciliare, RSA, RSD e CSE,
farmacie o consultori, ad esempio – deve essere
potenziato e integrato in una rete di Distretti che –
con il coinvolgimento dei Comuni - eroghino servizi
territoriali di qualità. Prendiamoci cura delle persone
vicino a casa e lasciamo al Pronto Soccorso la sola
gestione delle emergenze.
Rivediamo inoltre il
sistema di accompagnamento delle
persone disabili, fragili, con patologie croniche o
della salute mentale. Serve un percorso di cura
personalizzato con figure dedicate e tempi certi, che
garantiscano una presa a carico globale dei bisogni
della persona. La qualità dei servizi è poi molto
diversa tra città e paesi, tra centri e periferie. Le
alte specialità si concentrino nelle strutture
principali, ma servono
più investimenti e più personale per garantire i
servizi anche nelle zone periferiche. Non devono esserci cittadini di serie B.
Infine,
i Direttori generali devono essere scelti per
merito, privilegiando capacità, esperienze e risultati
ottenuti. Vanno valutati per la qualità delle cure, non
solo per il rispetto dei budget. Dirigenti non
all’altezza sono un grave pericolo per la salute. Una
vera riforma della sanità lombarda è nell’interesse dei
cittadini lombardi. La difesa strenua del modello
attuale è invece solo nell’interesse di chi non può
ammettere di aver sbagliato.